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martedì 30 aprile 2013

Venti di terra

È da tanto che soffiano. Non hanno mai smesso di farlo, ma qualcuno ha cercato di fermarli, deviarli, ha spinto contro con tutti quei grandi mezzi di cui è dotato, ha anche cercato di toglierci abilità e consapevolezze e nei tempi peggiori siamo caduti in tranelli e trappole... Ma i venti della nostra terra non hanno mai smesso di soffiare e stanno ritornando i tempi dell'ascolto...

Quando m'annoio....

Quando mi capita di non avere sonno, la notte, m'invento qualcosa... Ma noooo, niente di trucido.... Piuttosto qualcosa di dolce, dolcissimo, assolutamente vietato ai diabetici: faccio torte! E, visto che le classiche Margherita, Pan di Spagna o alle mele che dir si voglia, sono troppo rapide da eseguirsi, ultimamente mi diletto in super decorazioni...chi fosse interessato ad un mini corso, mi faccia sapere, lo potrei postare. Dimenticavo: non compro più coloranti alimentari, utilizzo frutta e fiori, ovviamente faccio la pasta di zucchero unicamente con ingredienti che "nascono" qui in casa o superbasic che trovo in cascine qui intorno...è qui sotto un collage di alcune mie tortone :)))



lunedì 29 aprile 2013

Ho fatto le caserecce e i bigoli!

Ho trovato un mulino, ho comprato la farina di kamut che è stata messa in un sacchetto di carta (quella marroncino) senza etichette. E poi con un po' d'acqua, ho fatto le caserecce e i bigoli. Ho già mangiato le caserecce con zucchine e carciofi (buonissime) e oggi non ho ancora prodotto immondizia!!!  Questa sera impasto acqua e farina con il lievito madre: quarto esperimento di arte bianca...finora il pane non lievita come vorrei e il gusto acido del lievito naturale ha il sopravvento... Ma chi l'ha dura la vince!!! Quando la ricetta sarà a bolla, la posterò...di seguito il link da cui prendo ispirazione, ma qualcosa non funziona... :(
  http://www.panemadre.it/1/primo_pane_474636.html

La rivoluzione degli orti

A fine anni ottanta abbiamo avuto il gran gnao ovvero la gran fortuna di acquistare una casa/rudere da riattare con annesso un pezzo di terreno agricolo. La casa faceva parte di una vecchia cascina isolata in mezzo ad un bellissimo bosco, ormai abitata solo da un anziano signore credo muto (non l'ho mai sentito pronunciare verbo né saluto) che conviveva con due ENORMI pecore e tra le quali fu trovato morto un anno dopo. Ma la persona che conobbi e che per molti anni mi raccontò della campagna, della terra, dell'acqua, della pioggia e del tempo che scorre fu Dante. Che personaggio! Due piccoli occhi azzurrissimi, piccoli perché aver lavorato al sole, al freddo e al vento per tutta la vita fa stringere le palpebre, ti segna il viso e lucida la pelle come fosse conciata. Solo due grossi denti marci, perché dentista e dentiere ti aiutano a mangiare, si, ma a mangiare i soldi! Un grande cuore e una grande vita alle spalle, segnata dal periodo della Grande Guerra e dai suoi orrori, dall'essere stato attivista partigiano, dall'essere stato orgogliosamente l'unico ad aver preso un diploma a quei tempi e in quei luoghi. Avevano sempre qualcosa da raccontarmi lui e la moglie Irma. Amavano quel posto come se fosse stato quel figlio che non hanno mai avuto, muto e ingrato ma dentro i loro cuori. Dante e Irma ormai anziani dormivano nella casa bella, quella nuova giù in paese con il bagno e tutte le comodità, ma ogni mattina di ogni santo giorno, per tutto l'anno, alle otto arrivavano in cascina prima con una 126 Fiat, poi, quando gli è stata ritirata la patente non so bene perché, con un Sulky e poi ancora quando i nipoti non gli permisero più di usare neanche quello, a piedi. Lì  rimanevano fino al calar del sole: accudivano alle poche galline, conigli e caprette. Lavoravano nella vigna e nei campi di granoturco. Curavano l'orto, pranzavano e cenavano con quello che raccoglievano e non si lamentavano di quella vita fatta di ritmi, stagioni, fatica e storie antiche. Dante mi raccontò la storia di quella casa, nata isolata in mezzo al bosco per sfuggire all'ondata di peste e alle razzie di francesi e spagnoli del 1600 e su una facciata un dipinto dedicato alla Vergine Maria, ormai quasi invisibile e degradato testimonia la riconoscenza di quei primi abitanti sfuggiti al contagio e alla morte... E Irma mi offrì il primo caffè del buon vicinato, chiedendomi nel suo dialetto incomprensibile, quanto zucchero volessi. Io solitamente bevo caffè macchiato con un poco di latte freddo  e a questa mia affermazione Irma rise di gusto dicendomi che il latte c'era, ma non tanto freddo e fece segno di seguirla. Io, faccia ebete e tazzina in mano, la seguii nella stalla e mi ritrovai con la mammella della capretta che sprizzava latte salatissimo e caldo direttamente nel caffè e sulle mie mani: il peggior caffè di tutta la mia vita che comunque trangugiai per ricambiare la loro rude cortesia...chiaro che da allora non ho più chiesto latte a Irma.
Dante otto anni fa è morto e un'Irma inebetita dalla solitudine e senza più la cascina di tutta la vita ha finito i suoi giorni due anni fa, rinchiusa in una casa di riposo dove non pronunciò più neanche il suo dialetto incomprensibile. Di loro mi rimane questo modo di fare le cose senza nessuno spreco, con un'umiltà rara per chi nasce e cresce in città, con il senso della sopravvivenza chiaro davanti agli occhi: si tira avanti prendendosi cura ogni minuto di quello che sta intorno: la terra, gli animali, le persone, l'acqua, la casa, il cibo. Mi rimane la loro semplicità e la capacità di condividere. Mi rimane l'esempio di chi per una vita intera non è mai entrato in un supermercato: persone d'altri tempi, pionieri inconsapevoli di una tendenza che farà strada, depositari di quella sapienza contadina che, nella cura dei fossati e dei terreni, nella tutela dei boschi, nella gestione delle acque, nel ponderato utilizzo delle risorse, ha saputo trasmettere immagini tali da fare della nostra penisola, fino agli anni settanta, "il giardino d'Europa".
Ora è tempo di recuperare, di reagire, di riportare in vita il nostro vecchio sapere che, stupidamente, abbiamo accantonato, ora è tempo di vivere senza ostentazione la silenziosa rivoluzione degli orti.

domenica 28 aprile 2013

Gli imbecilli eruditi


La perdita di autonomia coincide spesso con la compassione di chi ne è spettatore. 
Chi non è autosufficiente deve riuscire a contare su qualche personaggio che, per empatia sincera o noioso dovere, lo accudisce bene o male....  
...Da molti anni e' in atto la strategia che vuole renderci non abili, facilmente manipolabili, immensamente bisognosi di personaggini in grado di vegliarci e accompagnarci sulle "giuste" strade.
I personaggini sono molti e molto attenti a farci sentire sempre più a nostro agio nella nostra crescente imbecillità e inabilità a sopravvivere.
I personaggini hanno poi molto a cuore i ragazzi, eh sì,  i giovani hanno un gran bisogno d'aiuto: devono frequentare una scuola povera che poco chiede e niente dà per non scuotere né pretendere da esseri così fragili e bambacioni. Devono avere famigliari capaci di diventare ammortizzatori sociali perché i ragazzi sono troppo inetti e deboli per poter pensare di essere inseriti in un duro contesto lavorativo, qualora ancora c'è ne fosse uno... Devono poter comunicare facilmente data la poca o scarsa attitudine alla mobilità... http://www.ilsoftware.it/articoli.asp?tag=Il-computer-si-controlla-con-i-movimenti-degli-occhi_8188
Ma, per fortuna, siamo finalmente arrivati al cambio di situazione: la crisi economica ci riporterà velocemente verso la coscienza di essere né più né meno che esseri viventi, proprio come qualsiasi mammifero o rettile o insetto che vive sulla terra, con tutte le carte in regola per sopravvivere, e pure bene, con in più, un bagaglio storico, culturale e tecnologico tale da poterci permettere di uscire finalmente dalla condizione di imbecilli eruditi per diventare/ridiventare dei veri creATTIVI. Le pagine di questo tazebao sono un modo per raccogliere antichi saperi/sapori ma anche condividere idee innovative, sono un modo per creare un gruppo fermamente convinto della capacità di autonomia e autosufficienza insita in ognuno di noi, così come possono servire per  scambiare vecchi e nuovi modi per ben vivere nel periodo del dopo BENGODI...

Autosufficienza

L'autosufficienza come mezzo per liberarsi dei vecchi pesi